Le nuove professioni delle rinnovabili: la task force di FERA per il monitoraggio ambientale
Milano. Il mercato dell’energia rinnovabile è in continua espansione e trasforma interi settori del mercato del lavoro. Crescono gli investimenti nella ricerca tecnologica e il legame con l’ambiente si fa sempre più stretto, perché gli impianti impattino il territorio rispettando gli ecosistemi e la biodiversità.
Un’azienda come Fabbrica Energie Rinnovabili Alternative, che cura a partire dalla progettazione l’intero processo realizzativo degli impianti produttivi, conosce a fondo le sinergie che legano ambiente e tecnologia. Al suo interno, opera un ufficio interamente dedicato allo studio naturalistico. E’ la task force dei monitoratori, specialisti degli ecosistemi che analizzano il territorio su cui verrà costruito l’impianto dal punto di vista della flora e della fauna.
Il profilo professionale del monitoratore è complesso: ha una solida formazione in scienze ambientali (per lo più proviene dalla facoltà di Scienze e tecnologie per l’ambiente e il territorio), spiccate capacità di analisi e sintesi dei dati di monitoraggio e una forte propensione all’avventura. I protocolli di monitoraggio, infatti, prescrivono lunghe e ripetute sessioni di raccolta dati sul campo e complesse sintesi dei dati raccolti. Oltre all’approfondita conoscenza della legislazione nazionale e regionale relativa all’impatto sul paesaggio e l’ambiente.
Il monitoratore lavora sul campo, in sessioni spesso solitarie. Osserva per ore, di giorno o di notte, il transito dei volatili per ricostruirne le rotte, registra nelle prime ore del giorno i versi dei volatili nel periodo della nidificazione, rileva abitudini e percorsi dei pipistrelli, osserva e descrive la flora e la fauna, tutelata o meno, e ne studia l’habitat. Suo obiettivo è ridurre al minimo ogni possibile disturbo in fase di costruzione e di funzionamento degli impianti per la produzione di energia rinnovable. Per questo, il monitoratore agisce insieme agli ingegneri dell’ufficio tecnico, che intervengono sul lay-out del progetto, e agli ingegneri delle opere civili, che impongono al cantiere ritmi e comportamenti rispettosi dell’ambiente, in una logica di recupero e ripristino delle zone degradate o modificate dagli scavi.
Le osservazioni sul campo proseguono anche nel post operam, quando l’impianto è stato costruito e ha iniziato a produrre energia. I dati raccolti dall’ufficio ambiente di FERA sono particolarmente preziosi anche per le comunità locali e gli istituti di ricerca interessati all’osservazione naturalistica nel territorio su cui sorgerà l’impianto: università, enti locali o nazionali per la gestione di parchi di interesse naturalistico, dipartimenti regionali per l’ambiente, eccetera. Ma soprattutto valgono a verificare che il lavoro di progettazione e di esecuzione è stato svolto con logiche virtuose, perché l’ambiente ha reagito all’intervento umano mantenendo inalterati i suoi equilibri o, addirittura, grazie alle opere di ripristino, consolidando abitudini faunistiche che con il progressivo degrado dell’area rischiavano di andare perse.